Il DNA della UIL parte da lontano, dall’opposizione al regime fascista, all’impegno nella Resistenza e nell’attività sindacale svolta nella Confederazione unitaria.
Turati e Mazzini sono stati i due giganti che con i loro principi hanno influenzato le scelte di coloro che hanno fatto e guidato la UIL.
Bruno Buozzi è stato l’esempio da seguire in ambito sindacale divenendo punto di riferimento di molti uomini presenti fra i fondatori della UIL.
Il patrimonio ideale della Uil ha trovato un forte arricchimento nel movimento azionista, negli insegnamenti dei fratelli Carlo e Nello Rosselli e giovamento dalla vicinanza di grandi uomini della cultura come Leo Valiani e Ignazio Silone.
Il 5 marzo del 1950, la UIL nacque con la partecipazione di 253 delegati, in rappresentanza di migliaia di dirigenti organizzati e decisi a dare vita a un’organizzazione laica e indipendente che rifiutava le egemonie partitiche nel sindacato o che non voleva essere un semplice strumento che esaurisse le sue funzioni nelle rivendicazioni salariali e nella regolamentazione dei diritti e doveri dei lavoratori in fabbrica o nelle aziende.
L’obiettivo di questa organizzazione è stato quello di divenire una Confederazione capace di affrontare tutti i problemi che investono gli interessi della classe lavoratrice in modo da non lasciare alla sola iniziativa parlamentare e dei partiti politici di occuparsi dei suoi problemi, di affrontarli sostenuti dal sindacato con l’eventuale appoggio dei partiti senza però vincolare la sua azione a questo o quel partito.
I padri fondatori della UIL, qualunque fosse la loro provenienza o estrazione politica: sindacalisti del prefascismo, socialisti, socialdemocratici, azionisti, repubblicani o altro trassero dalla fusione dei valori fondamentali, di cui erano portatori, l’energia necessaria per lanciare l’organizzazione e farla conoscere e apprezzare come nuovo modello di sindacato.
La UIL è rimasta legata alle proprie origini, interpretando l’attualità e soprattutto adeguando la sua azione ai cambiamenti, spesso riuscendo ad anticiparli. Ponendo al centro della sua azione il lavoro come valore assoluto e vera ricchezza per il Paese la UIL ha ritenuto il riformismo l’unica via per lo sviluppo e la valorizzazione di tutta la società.
L’affermazione di quel DNA che i laici e i riformisti hanno saputo trasmettere e che i continuatori non mancheranno a loro volta di passarlo a coloro che seguiranno garantendo il mantenimento del progressivo sviluppo dell’organizzazione.
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